Il Mugello è un’area a medio-alto rischio sismico situata sulla catena montuosa appenninica a confine fra la Toscana e l’Emilia Romagna. Il territorio si caratterizza per una nutrita presenza di insediamenti di lunga durata caratterizzata da edifici storici ben conservati, dei quali la maggior parte risultano strutture religiose. Una zona del Mugello, tra il 2010 ed il 2014, è stata interessata dal progetto "Archeologia dell’architettura e rischio sismico in Mugello", una ricerca incentrata sulla sperimentazione del potenziale informativo del processo di analisi archeologica come forma di conoscenza, prevenzione e tutela dell’edilizia medievale dal rischio sismico. Fra i risultati che sono emersi dalle indagini archeologiche hanno svolto un ruolo centrale le considerazioni inerenti l’approvvigionamento ed utilizzo dei materiali costruttivi per l’edificazione e la modifica delle strutture architettoniche, in un periodo compreso fra il Basso Medioevo e l’Età Moderna.
Mugello is a medium-high seismic risk area situated on the Italian Apennine mountain range, between Tuscany and Emilia Romagna. The territory is characterized by a large presence of long duration settlements characterized by well-preserved historic buildings, most of which are religious’ architectonical complexes. An area of Mugello, between 2010 and 2014, was characterized by the project "Archaeology of Buildings and seismic risk in Mugello", a research focused on testing the potential information of the process of archaeological analysis of buildings as a form of knowledge, prevention and protection of medieval seismic risk settlements. Among the results that have emerged from the archaeoseismological investigation have played a central role the considerations pertaining to the supplying and use of building materials for the construction and modification of architectural structures, in a period between the late Middle Ages and the Modern Age.
Il Mugello è un’area a medio-alto rischio sismico situata sulla catena montuosa appenninica a confine fra la Toscana e l’Emilia Romagna. Il territorio si caratterizza per una nutrita presenza di insediamenti di lunga durata (le maggiori attestazioni si collocano cronologicamente intorno ai secoli centrali del Medioevo e presentano una continuità insediativa fino ai giorni nostri) caratterizzata da edifici storici ben conservati, dei quali la maggior parte risultano strutture religiose.
Una zona del Mugello compresa fra i comuni di Scarperia, Borgo San Lorenzo, Vicchio e Barberino, tra il novembre 2010 ed il marzo 2014, è stata interessata dal progetto "Archeologia dell’architettura e rischio sismico in Mugello", una ricerca incentrata sulla sperimentazione del potenziale informativo del processo di analisi archeologica come forma di conoscenza, prevenzione e tutela dell’edilizia medievale dal rischio sismico
Uno degli aspetti più interessanti dell’analisi della storia costruttiva degli edifici storici è stata la possibilità di individuare, catalogare ed in alcuni casi datare i sistemi costruttivi che li caratterizzano, utilizzando i dati elaborati per la ricostruzione degli aspetti storici legati al territorio e per la definizioni di elementi cronologici specifici in funzione della proposizione di crono-tipologie di riferimento. Le fonti utilizzate nella ricerca sono state essenzialmente due: da un lato le fonti storiche, utili per fornire datazioni su specifiche vicende costruttive sia in cronologia relativa che assoluta, e dall’altro la lettura stratigrafica dei paramenti a vista, che invece porta a ricostruire un’evoluzione delle fasi di costruzione del manufatto analizzato, proponendo un
I dati ricavati, diversi per quantità e qualità di informazioni, hanno fornito elementi di notevole interesse riguardanti diversi aspetti della ricerca. La proposizione di crono-tipologie dei sistemi costruttivi ha permesso, ad esempio, di catalogare e datare le diverse murature presenti nel contesto analizzato che, una volta confrontate fra di loro, hanno offerto la possibilità di ipotizzare l’utilizzo di specifici espedienti nella loro costruzione. Allo stesso tempo la definizione di una crono-tipologia degli interventi di restauro in zona sismica ha portato ad ipotizzare il ruolo delle maestranze e delle committenze nelle fasi post-sisma. Questa prassi è risultata indispensabile per ipotizzare la presenza o l’assenza di una Cultura Sismica Locale (
Il progetto "Archeologia dell’Architettura e rischio sismico in Mugello" è stato caratterizzato per una metodologia di analisi del contesto basata sull’approccio archeologico allo studio dei manufatti architettonici medievali presenti al suo interno. In generale
All’analisi stratigrafica è dunque seguita la costruzione di una cronologia relativa fra le attività costruttive che ha portato ad una prima interpretazione del dato archeologico e ad una caratterizzazione crono-tipologica delle singole tecniche costruttive murarie presenti nelle strutture. A tutto ciò ha fatto seguito uno spoglio delle fonti scritte edite ed inedite, presenti in archivi e biblioteche locali e nazionali, che ha permesso di proporre cronologie assolute per alcune fasi. Il passo finale è stato l’interpretazione dei dati elaborati attraverso l’intero processo di analisi archeologica dei dodici manufatti, in scala territoriale, elaborando dunque risultati che permettessero di comprendere al meglio i cambiamenti nelle dinamiche insediative dell’area e gli aspetti sociali, economici e politici collegati ad essi.
Il Mugello è morfologicamente definito da una zona centrale depressa, solcata nella sua parte meridionale dal fiume Sieve, lungo cui corre una stretta striscia alluvionale. Questa zona centrale è costituita da terrazzi fluvio lacustri. A nord si trova la catena dell’Appennino costituita prevalentemente da formazioni geologiche di composizione arenacea, a sud si trova la catena di Monte Giovi - Monte Senario, costituita da formazioni arenacee nella zona orientale e formazioni calcareo marnose (Pietra Alberese) nella zona occidentale.
Mettendo in relazione la porzione della Carta Geologica della Regione Toscana, mostrata in
In particolare gli edifici analizzati testimoniano l’utilizzo dei seguenti materiali:
1. Pieve di Sant’Agata del Mugello:
a) XII secolo: Pietra Alberese, Marmo Verde di Monte Calvi (elementi decorativi), Pietra Serena (materiale da costruzione e di reimpiego)
b) XIII - XIV secolo: Pietra Alberese, Marmo Verde di Monte Calvi (di reimpiego), Pietra Serena (di reimpiego)
c) XVI - inizi XVII secolo: Pietra Serena, Pietra della Formazione di Sillano (di reimpiego), Pietra Alberese (di reimpiego)
2. Pieve di San Giovanni Maggiore:
a) XI-XII secolo: Pietra Serena ed elementi in laterizio stracotti e vetrificati (elementi decorativi)
b) XIV secolo: Pietra Serena
c) XVI-XVII secolo: Pietra Serena e Laterizio
3. Pieve di San Cassiano in Padule
a) X secolo: Pietra Serena
b) XVI-XVII secolo: Laterizio
4. Chiesa Vecchia di San Michele a Ronta
a) XIII secolo: Pietra Serena
b) XV secolo: Pietra Serena
c) XVI-XVII secolo: Pietra Serena e Laterizi
5. Pieve di San Lorenzo a Borgo
a) X-XI secolo: Pietra Alberese
b) Dal XIII secolo in poi: Laterizio
6. Pieve di San Pietro a San Piero a Sieve
a) X-XI secolo: Pietra Alberese
b) XIII-XIV secolo: Pietra Alberese e Formazione di Sillano
c) XV secolo: Pietra Alberese
d) Inizi XVII secolo: Pietra Arenaria e Materiale Misto
7. Pieve di San Gavino Adimari
a) X-XI secolo: Pietra Alberese
b) Metà XIII secolo: Pietra Alberese e Formazione di Sillano
c) XVI-XVII secolo: Laterizio e Pietra Serena
8. Chiesa di San Bonaventura del Bosco ai Frati
a) XI-XII secolo: Pietra Alberese
b) XIII-XIV secolo: Laterizio
c) XV secolo: Pietra Alberese
d) XVI-XVII secolo: Pietra Serena
9. Pieve di San Cresci in Valcava
a) X-XI secolo: Arenaria di Monte Senario
b) XIII-XIV secolo: Pietra Alberese e Arenaria di Monte Senario
10. Chiesa di San Francesco a Borgo
a) XI-XII secolo: Pietra Serena
b) Dal XIII secolo in poi: Laterizio
11. Palazzo dei Vicari di Scarperia
a) XIV secolo: Pietra Serena
b) XV secolo: Pietra Serena e Laterizio
c) XVI-XVII secolo: Pietra Serena
12. Chiesa di Santa Maria a Fabbrica
a) XI-XII secolo: Arenaria di Monte Senario
b) XVI-XVII secolo: Laterizio
I principali materiali da costruzione utilizzati nell’edilizia storica del Mugello appaiono dunque la Pietra Alberese (calcare marnoso), la Pietra Serena (arenaria), l’Arenaria di Monte Senario ed il laterizio. A questi si aggiungono il Marmo Verde di Monte Calvi (serpentinite,
Dal confronto fra i dati crono-tipologici è possibile individuare quattro periodi storici legati a momenti costruttivi di particolare importanza. Ogni fase sembra caratterizzata da una scelta di uno o più materiali in riferimento a fattori di natura diversa, siano essi economico-politici o semplicemente pratici. In particolare potremmo concentrare l’utilizzo dei materiali da costruzione nei seguenti periodi costruttivi:
– I periodo (X-XII secolo): ad un motivo strettamente correlato alle caratteristiche geologiche del territorio sembra imputabile la scelta della materia prima per le costruzioni cronologicamente collocabili fra il X ed il XII secolo (
– II periodo (XIII-XIV secolo): in questo periodo ciò che appare estremamente chiaro dall’integrazione fra la lettura stratigrafica e l’analisi della Carta Geologica della Toscana è l’introduzione in una zona ben delineata del Mugello di un nuovo materiale costruttivo: il laterizio. E’ infatti nella prima metà del XIII secolo che vengono attestate le più antiche costruzioni in mattoni
Oltre al laterizio, in questo arco cronologico si possono riscontrare continuità nell’utilizzo della Pietra Serena e della Pietra Alberese nelle stesse zone analizzate nel precedente periodo costruttivo (
– III periodo (XV secolo): questo periodo funge da ponte tra due grandi momenti costruttivi che interessano l’area del Mugello, ovvero gli estesi restauri operati nel Due-Trecento e le ricostruzioni post-sismiche operate dal 1542 alla prima metà del XVII secolo. Ciò che si nota è una continuità nell’utilizzo dei materiali costruttivi lapidei nelle zone descritte nel primo periodo, affiancate da un’introduzione del laterizio per alcuni restauri operati nel Palazzo dei Vicari di Scarperia
– IV periodo (XVI-inizi XVII secolo): nell’ultimo periodo sottoposto ad analisi vengono raccolti tutti i restauri o le ricostruzioni operati a seguito degli eventi sismici del 1542, del 1597 e del 1611. In questo caso ciò che appare interessante è la totale assenza fra i materiali costruttivi della Pietra Alberese, in contrapposizione ad un esteso utilizzo della Pietra Serena e del laterizio (
In conclusione potremmo quindi definire alcuni aspetti essenziali legati alla società e ai modi di costruire che hanno caratterizzato l’edilizia storica del Mugello dai secoli centrali del Medioevo alla prima Età Moderna.
Per quanto riguarda i materiali lapidei sembra essere la disponibilità di una specifica materia prima ad influenzare in modo preponderante i materiali da costruzione utilizzati nel primo periodo di edificazione delle strutture religiose e nelle costruzioni o i restauri operati nei periodi seguenti. Le zone di estrazione, dove veniva operato uno sfruttamento intensivo di Pietra Arenaria e di Pietra Alberese (alla quale viene a coincidere un’estrazione ed utilizzo delle pietre della Formazione di Sillano), legate probabilmente alla disponibilità e funzionalità di queste materie prime, appaiono quindi i tratti caratterizzanti che influenzano l’architettura storica del Mugello. Purtroppo non essendo stata effettuata un’analisi sulle cave storiche presenti nell’area appare difficile ad oggi ipotizzare una relazione fra le differenti zone di approvvigionamento e la messa in opera delle materie prime.
Il laterizio rappresenta invece un elemento caratterizzante che permette di collegare l’utilizzo di una specifica materia prima con le esigenze di una committenza. L’ingaggio di maestranze specializzate, inoltre, si pone probabilmente alla base del sensibile cambiamento nella cultura costruttiva del Mugello non solo per l’introduzione di un nuovo materiale da costruzione nell’architettura, ma anche per le conseguenti innovazioni in campo tecnologico necessarie alla sua produzione.
Confrontando i dati ottenuti dalla caratterizzazione delle murature individuate nell’analisi dei siti in Mugello, è stato possibile proporre alcune considerazioni in merito alle Tecniche Costruttive Murarie (TCM) utilizzate nei diversi periodi storici nel contesto in esame, in funzione della costituzione di un "Atlante Crono-Tipologico" delle stesse. Una prima fase del lavoro ha previsto una catalogazione delle diverse TCM, eseguita individuando, caratterizzando e datando in cronologia relativa le diverse murature mediante la lettura stratigrafica dei manufatti architettonici. A questa operazione è seguito il confronto fra i dati emersi dalle analisi archeologiche e le datazioni proposte dalle fonti storiche. Attraverso questo processo è stato possibile proporre una cronologia assoluta per le seguenti TCM:
– XI secolo:
• San Cassiano in Padule - TCM1
• San Gavino Adimari - TCM1
• San Giovanni Maggiore - TCM1
• San Pietro a San Piero a Sieve - TCM1
– XII secolo:
• Sant’Agata - TCM1
• Santa Maria a Fabbrica - TCM1
• Bosco ai Frati - TCM1
– Metà XIII secolo:
• San Francesco a Borgo - TCM1
• San Francesco a Borgo - TCM2
• San Gavino Adimari - TCM2
• Sant’Agata - TCM2
• San Pietro a San Piero a Sieve - TCM2
– 1420:
• Bosco ai Frati - TCM2
– 1443:
• San Francesco a Borgo - TCM3
– 1525-26:
• Sant’Agata - TCM4
– XVII secolo:
• San Francesco a Borgo - TCM4
– Post. 1777:
• San Pietro a San Piero a Sieve - TCM3
– Inizi XIX secolo:
• Sant’Agata - TCM3
– XX secolo:
• San Cassiano in Padule - TCM2
• San Gavino Adimari - TCM3
• Santa Maria a Fabbrica - TCM2
• Cronologia non disponibile:
• Sant’Agata - TCM5
Dalla catalogazione periodizzata delle Tecniche Costruttive Murarie del Mugello è possibile, confrontando le caratteristiche principali delle stesse
Apparecchiatura: L’apparecchiatura sembra essere uno dei parametri distintivi per comprendere i caratteri costruttivi adottati in Mugello nei diversi periodi storici. La posa in opera regolare viene attestata in otto casi, in un arco cronologico che spazia dall’XI agli inizi del XIX secolo. Le apparecchiature in corsi budinati, sia di bozze regolari in Pietra Alberese e in arenaria (Pietra Serena e Arenaria di Monte Senario) che di ciottoli di Pietra Serena, vengono attestate in quattro casi ed il loro utilizzo si concentra invece dall’XI al XIII secolo. L’apparecchiatura subisce un drastico decadimento nel XX secolo con pose in opera irregolari attestate nella maggior parte dei casi analizzati. Solo gli edifici monumentali localizzati nei centri cittadini (es. Pieve di Borgo San Lorenzo) sembrano discostarsi da questo fenomeno.
I giunti e letti di posa sembrano caratterizzarsi per
Lavorazione: per quanto concerne la lavorazione dei materiali costruttivi, con particolare riferimento alla Pietra Alberese, materia prima maggiormente rappresentativa fra quelle proposte nei campioni analizzati, non vengono attestati decadimenti o miglioramenti nel lungo periodo. Viene infatti testimoniata una sostanziale continuità nell’utilizzo sia della squadratura che della sbozzatura. Le altezze e le larghezze risultano piuttosto irregolari, tranne nei casi dell’Arenaria di Monte Senario nella Chiesa di Santa Maria a Fabbrica e degli interventi in Pietra Alberese operati nel 1420 nella Chiesa del Convento del Bosco ai Frati, che invece si caratterizzano per misure estremamente standardizzate. L’utilizzo dei ciottoli di Pietra Serena non lavorati viene riportato con continuità dall’XI secolo fino ai restauri operati nel XX secolo. Dal Novecento in poi si nota infine un’assenza di lavorazione sui materiali messi in opera negli edifici analizzati.
Finitura: la finitura superficiale dei paramenti esterni viene ricostruita principalmente dall’analisi delle murature in Pietra Alberese, dove l’assenza di degrado superficiale ha permesso di ipotizzare, dalle tracce impresse sui conci, gli strumenti adottati in fase di finitura degli stessi. Gli strumenti più utilizzati sembrano essere quelli a lama piana, con un utilizzo continuativo dal XII al XIX secolo. Sporadica la presenza di spianatura esterna delle superfici, cronologicamente localizzata nel XII e nel XIII secolo per la sola Pieve di Sant’Agata, e l’utilizzo della subbia o altro strumento a punta, utilizzata in due casi nel XII secolo e nel 1420.
Mattoni: I dati sull’impiego dei laterizi in Mugello portano un’attendibilità piuttosto limitata. Le misure sono state infatti ricavate dall’analisi dei paramenti esterni ed interni di soli tre Complessi Architettonici su Fasi Costruttive datate in cronologia assoluta o relativa. In particolare i siti e le misure prese in considerazione per questa operazione sono i seguenti:
– Chiesa di San Francesco a Borgo San Lorenzo:
a) Paramento esterno - Fase 2 (metà XIII secolo): 28/29 cm x 12 cm x 5 cm
– Chiesa di San Bonaventura del Bosco ai Frati:
a) Paramento esterno - Fase 2 (1245 ca.): 26 cm x 16/16.5 cm x 4.8/5.3 cm
– Pieve di San Lorenzo a Borgo San Lorenzo:
a) Interno della Pieve - Archi della navata destra (cronologia non definibile): 45/48 cm x 23.5 cm x 5.3/5.8 cm
b) Interno del campanile - Fase 2 (1258-63): 28/29 cm x 12 cm x 5.5/6 cm
c) Interno del campanile - Fase 2 (1258-63): 28/29 cm x 12 cm x 4.5/5.2 cm
d) Interno del campanile - Fase 4 (post.1263 – ant. 1542): 25/26.5 cm x 10.5/11 cm x 5/5.5 cm
e) Interno del campanile - Fase 6 (post.1263 – ant. 1542): 25.5 cm x 11/11.5 x 5/6.5 cm
f) Interno del campanile - Fase 8 (1542): 26.5/27 cm x 11.5/12.5 cm x 5.2/6 cm
Come è possibile ricostruire dalle misure appena descritte, i dati estremamente eterogenei ricavati dall’analisi dei paramenti dei siti analizzati, fanno presumere per il Mugello la presenza di metodi di produzione di mattoni non standardizzati. L’ampio
Mettendo in relazione le caratteristiche che compongono le diverse tecniche analizzate, è possibile proporre un "Atlante Crono - Tipologico delle Tecniche Costruttive Murarie del Mugello", uno strumento in grado di mettere in luce i processi di lavorazione e messa in opera utilizzati dalle maestranze nei diversi periodi storici. Questo ci permette a sua volta di arrivare ad ipotesi inerenti i caratteri costruttivi degli edifici presenti in Mugello e i fattori economico-politici o di altra natura alla base delle scelte operate dalla committenza.
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Per ricostruire il ruolo dei soggetti attivi nelle costruzioni e negli interventi operati sugli edifici del Mugello nei diversi periodi storici è di fondamentale importanza integrare i dati ottenuti dalle analisi effettuate sulle tecniche costruttive murarie e sull’approvvigionamento e l’utilizzo dei materiali da costruzione, con i risultati emersi dalle analisi storico-archeologiche effettuate sui contesti storici di riferimento.
I risultati vengono suddivisi nei periodi cronologici che interessano i principali momenti costruttivi della zona:
XI-XII secolo: i dati ricavati dall’analisi dell’approvvigionamento ed utilizzo dei principali materiali costruttivi, questi ultimi derivati per lo più da materie prime cavate in loco, non sembra un criterio utilizzabile nella comprensione delle scelte operate dalle maestranze e dalle committenze per l’erezione degli edifici in questo arco cronologico. Piuttosto appare un elemento distintivo l’impiego, seppur sporadico, di materiali specifici reperibili più o meno nelle vicinanze dal luogo di costruzione. E’ questo l’esempio del Marmo Verde di Monte Calvi per la Pieve di Sant’Agata, elemento che denota una volontà ben precisa da parte dei committenti nella scelta del materiale costruttivo da utilizzare. Oppure il laterizio stracotto e vetrificato impiegato come materiale decorativo nei giunti del campanile della Pieve di San Giovanni Maggiore, altro elemento che rappresenta un
I parametri desunti dall’analisi delle tecniche costruttive murarie sembrano essere solo in parte di aiuto per la definizione dei ruoli dei soggetti coinvolti nelle costruzioni operate in questo periodo storico. L’analisi delle murature, ad esempio, testimonia una preminenza della squadratura e sbozzatura di materiali costruttivi di medio - grandi dimensioni per l’apparecchiatura di paramenti regolari, indice probabilmente della presenza di maestranze specializzate, forse di estrazione locale. La finitura superficiale delle pietre invece si lega principalmente alle caratteristiche della materia prima (se arenaria o calcarenite) piuttosto che alla tipologia di maestranza o committenza.
XIII secolo: il fattore preponderante che caratterizza questo periodo costruttivo sembra essere l’utilizzo del laterizio. Dal punto di vista tipologico, le misure estremamente eterogenee delle murature in mattoni non permettono la proposizione di specifiche categorie. L’impiego del mattone negli edifici storici trova però attestazioni storiche e stratigrafiche ben precise, che portano a definire una sequenza storica nel suo utilizzo. In particolare dopo una prima attestazione di questo materiale intorno alla metà del XIII secolo, utilizzato per la ri-edificazione del Convento di San Francesco a Borgo, il mattone vene impiegato in un periodo immediatamente successivo, probabilmente ascrivibile alla seconda metà del Duecento, negli ingenti restauri operati nei due conventi francescani presenti in Mugello (San Francesco a Borgo e Bosco ai Frati) e nella ricostruzione del campanile della Pieve di Borgo San Lorenzo. Da quel momento il mattone entra a far parte dei materiali da costruzione dell’area, arrivando nella seconda metà del XVI secolo a sostituire la Pietra Alberese. L’introduzione del laterizio, dunque, potrebbe essere stata operata nel corso del XIII secolo in relazione alla costruzione del convento di San Francesco a Borgo San Lorenzo, edificato da maestranze delle quali non abbiamo testimonianze storiche, probabilmente in concomitanza con la venuta del santo stesso in Mugello (
Per quanto riguarda la pietra è invece possibile proporre riflessioni precise dalle tecniche costruttive analizzate. L’esempio che forse meglio testimonia l’impiego di maestranze specializzate in questo periodo è la Pieve di Sant’Agata del Mugello dove il materiale costruttivo impiegato, ovvero la Pietra Alberese, viene messo in opera attraverso una squadratura molto ben eseguita e una spianatura superficiale dei conci; tali fattori potrebbero quindi testimoniare una notevole capacità nella lavorazione dei materiali da parte di costruttori specializzati, probabilmente ingaggiati da parte di committenze con una certa disponibilità economica. In altri casi, come ad esempio nella Pieve di San Gavino Adimari, le operazioni di restauro furono messe in opera attraverso l’impiego di materie prime locali, sbozzate o spaccate e con apparecchiature tendenti alla regolarità. Al momento nessuna fonte ci testimonia l’impiego di maestranze specializzate o locali e la committenza che commissionò questi lavori.
Seconda metà XVI-inizi XVII secolo: questo periodo è riferibile alle intense ricostruzioni avvenute in seguito ai terremoti del 1542, del 1597 e del 1611. In questo caso i modi di intervenire sugli edifici, testimoniati direttamente dai metodi costruttivi impiegati, ci riportano un panorama eccezionalmente chiaro delle maestranze e delle committenze coinvolte. Per la maggior parte degli edifici attestati, ai meccanismi di danno attivati dai sismi non fecero seguito momenti costruttivi di una certa importanza. Al contrario, si attestano molto frequentemente ricostruzioni mirate a risolvere singoli ‘problemi’ (ad esempio la risarcitura delle lesioni, l’inserimento di catene, etc.), effettuate con materiali di spoglio o con materie prime miste, messe in opera mediante apparecchiature piuttosto irregolari. In un solo caso le fonti scritte
La Pieve di Sant’Agata costituisce un contesto dove le intense ricostruzioni operate a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo, testimoniate sia attraverso le fonti scritte
In linea generale furono quindi le disponibilità economiche delle diverse committenze e, di conseguenza, le maestranze locali più o meno specializzate ingaggiate nei lavori post-terremoto, che influenzarono in modo preponderante le ricostruzioni eseguite in questo arco cronologico.
XX secolo: l’evento principale che in questo periodo portò ad intense modifiche nella struttura materiale degli edifici fu il terremoto del 1919. A seguito dell’evento furono messi in opera numerosi interventi che spaziarono dalla risarcitura di quadri fessurativi più o meno importanti, fino alla completa ricostruzione di alcuni edifici danneggianti dall’evento tellurico. In particolare viene attestato, sia dalle fonti scritte che dalle analisi archeologiche, l’evidente volontà da parte dell’autorità centrale di riportare allo splendore determinate strutture, operando vere e proprie riedificazioni attraverso trasformazioni interne ed esterne degli edifici. E’ il caso ad esempio della Pieve di Borgo San Lorenzo che fu quasi totalmente ricostruita o delle Pievi di San Cassiano in Padule e di San Cresci in Valcava che invece furono demolite per essere ricostruite dalle fondamenta (figg.
Discorso a parte invece meritano alcune chiese che, probabilmente a causa della loro posizione topografica isolata, della mancanza di fondi o del loro stato di abbandono, furono solo parzialmente restaurate in attesa di interventi successivi. Fra queste meritano di essere citate la Pieve di San Gavino Adimari, la Chiesa di Santa Maria a Fabbrica e la Chiesa di San Bonaventura del Bosco ai Frati.
Committenze, maestranze e materie prime sono i tre elementi che si pongono alla base delle principali scelte operate in Mugello nei diversi periodi storici per edificazioni ed interventi di vario tipo (dai restauri alle ricostruzioni). Dal confronto fra i risultati emersi nella ricerca, sembrano essere proprio questi fattori ad offrire la possibilità di comprendere come e perché si sia costruito in un luogo in un determinato periodo storico.
Le committenze, per lo più di estrazione religiosa, hanno spesso fatto ricorso a maestranze di tipo specialistico, probabilmente già presenti ed operanti sul territorio, in tutti i periodi storici analizzati. Di contro l’utilizzo di maestranze alloctone sembra probabilmente documentato intorno alla metà del XIII secolo per la sola costruzione del campanile della Pieve di Borgo San Lorenzo, dove il modello edilizio riporta caratteristiche architettoniche correlabili allo stile lombardo.
L’utilizzo delle materie prime sembra legato a fattori prettamente tecnico-pratici. La disponibilità e lo sfruttamento di affioramenti di specifici materiali costruttivi e l’introduzione di conoscenze costruttive economicamente e tecnicamente più vantaggiose di quelle in uso (pensiamo all’introduzione del laterizio che nel corso di tre secoli sostituisce la Pietra Alberese) si pongono come basi nelle scelte operate da committenze e maestranze nei periodi analizzati.
Un discorso a parte meritano le situazioni post-sismiche dove sembra emergere una sorta di differenziazione fra gli interventi eseguiti nei diversi periodi e contesti analizzati. Nel XVI secolo gli edifici testimoniano una duplice realtà: ai restauri frettolosi effettuati qualche giorno dopo un dato evento tellurico, messi in opera dagli stessi abitanti per risolvere i danni più evidenti causati dal terremoto (es. la risarcitura della lesioni, la parziale ricostruzione di tetti, etc.) con tecniche costruttive piuttosto approssimative, fanno seguito interventi più specializzati eseguiti anche ad un secolo di distanza dagli eventi e legati alle richieste di specifiche committenze (es. la famiglia de’ Medici, alcuni pievani, etc.). In questo secondo caso l’accuratezza nella scelta, nella lavorazione e nell’apparecchiatura dei materiali costruttivi denota la presenza di maestranze specializzate, probabilmente di estrazione locale. Nel XX secolo la situazione cambia nuovamente. A seguito del terremoto del 1919 sono gli edifici di maggior pregio e localizzati in centri cittadini a subire i restauri di maggiore entità. I complessi architettonici isolati vengono invece abbandonati o semplicemente messi in sicurezza attraverso provvedimenti temporanei che divengono invece definitivi, portando in breve tempo le strutture a situazioni di criticità strutturale.
Il progetto è convogliato nella tesi di dottorato "Archeologia dell’Architettura e rischio sismico in Mugello. L’apporto della stratigrafia alla conoscenza dei terremoti storici", discussa dall’autore nel marzo 2014 presso l’Università degli Studi dell’Aquila ed inserita nel XXVI ciclo del Dottorato di Ricerca in Archeologia Medievale. La realizzazione del lavoro ha previsto il confronto con numerosi docenti e professionisti che hanno migliorato ed implementato il progetto in base al settore disciplinare di loro appartenenza. In particolare il confronto più articolato è avvenuto con: il Prof. Guido Vannini dell’Università degli Studi di Firenze (tutor del dottorato), il Prof. Fabio Redi dell’Università degli Studi dell’Aquila (responsabile scientifico del Dottorato di Ricerca), il Prof. Roberto Parenti dell’Università degli Studi di Siena, il Prof. Francesco Doglioni dell’IUAV di Venezia, il Prof. Paolo Peduto dell’Università degli Studi di Salerno, il Prof. Gerrit Jasper Schenk dell’Università di Darmstadt. La parte del progetto relativa alla metodologia archeosismologica di analisi dell’architettura è confluita nella monografia "L’archeosismologia in architettura. Per un manuale" edita dalla casa editrice Firenze University Press (
Per approfondimenti sull’intero processo di analisi del contesto di studio e sulla lista delle fonti edite ed inedite studiate si rimanda a
L’approfondimento è stato eseguito solo dove si presentavano nodi stratigrafici particolarmente complessi o dove il dettaglio permetteva di elaborare dati indispensabili alla corretta interpretazione dell’evoluzione costruttiva del complesso architettonico.
La datazione proposta deriva dalle analisi archeologiche operate sugli edifici del Mugello e dall’integrazioni di questi dati con quelli reperiti da numerose fonti storiche edite ed inedite (per maggiori informazioni si rimanda a
La possibile attestazione di elementi in stile lombardo nella Pieve di San Lorenzo a Borgo viene discussa nel successivo paragrafo relativo alle maestranze locali e specializzate operanti in Mugello.
L’edificio viene indicato in figura 9 con il numero 11.
In questo periodo sono numerose le attestazioni degli investimenti effettuato dalla famiglia de’ Medici nel Mugello. Nel costituiscono validi esempi la Fortezza di San Martino a San Piero a Sieve, il patronato di numerose Pievi e chiese nel territorio, l’ampliamento dei poderi del Trebbio, di Cafaggiolo e di altre ville collocate nei comuni mugellani.
I criteri adottati nella classificazione delle tecniche costruttive murarie fanno riferimento a
Dall’elenco è stata esclusa la materia prima poiché ampiamente trattata nel paragrafo precedente.
Per quanto riguarda le fonti scritte che, seppur posteriori, testimoniano l’intervento della famiglia de’ Medici nel restauro di San Gavino:
Le testimonianze più importanti relative ai lavori di restauro operati sulla chiesa di Sant’Agata nel XVI secolo provengono da documenti scritti dall’allora Pievano Nozzolini e conservati presso l’archivio parrocchiale. I documenti sono stati recentemente pubblicati in un volume sulla storia di Sant’Agata (
Per maggiori dettagli sulla lettura stratigrafica della Pieve di Sant’Agata:
Il Pievano Nozzolini descrive in questo modo i lavori effettuati sul campanile della Pieve di Sant’Agata a seguito del sisma del 1542: