La calce come materiale da costruzione ebbe larga diffusione nell’architettura romana della Lombardia occidentale. La presenza di carbonato di magnesio è stata per lo più riscontrata negli intonaci dipinti provenienti dai siti romani di Milano. Il carbonato di magnesio testimonia l’impiego di dolomia per la preparazione della calce e rocce di questa composizione affiorano per esteso nelle Prealpi lombarde: dolomie e calcari dolomitici grigio chiari (Dolomia del Salvatore, Ladinico-Anisico), dolomie grigie, talvolta con ciclotemi (Dolomia principale, Norico). Non sono conservate evidenze di cave o di forni romani in quest’area prealpina: i Romani sfruttarono gli stessi affioramenti dolomitici, situati lungo la sponda orientale del lago Maggiore, affioramenti da cui si produsse calce a partire dal Medio Evo in avanti.
I depositi fluvio-glaciali del medio corso del fiume Adda tra Brivio e Trezzo (massi, ciottoli di calcari marnosi, calcari e dolomie che affiorano nel bacino fluviale) furono un’altra fonte medievale e moderna di materia prima, soprattutto per produrre una calce debolmente idraulica (chiamata “calce forte”), ma questo tipo di calce è assente negli intonaci romani.
Lime as building material was widely diffused in Roman architecture of western Lombardy. The presence of magnesite (magnesium carbonate) was detected in painted plasters coming from roman sites of Milano: magnesite indicates the use of dolomite to make the lime. Dolomite rocks widely outcrop in the Lombard Prealps: light grey dolomites and dolomitic limestones (Dolomia del Salvatore, Ladinian-Anisian); grey dolomites, sometimes with cyclothemes (Dolomia Principale, Norian). There is no evidence of Roman lime quarries or kilns in this area; the Romans probably exploited the same dolomite outcrops, located along the eastern shore of lake Maggiore, where lime was produced from the Middle Ages onwards. The glacio-fluvial deposits of the middle course of the river Adda (cobbles, pebbles of siliceous limestone together with limestone and dolomite outcropping in the river basin) were another medieval and modern source of raw material, mainly to make a moderately hydraulic lime (called “calce forte”), but this kind of lime is lacking in Roman plasters.
La calce è uno dei più antichi e più importanti materiali da costruzione e costituisce un componente, definito legante dal punto di vista tecnologico che, miscelato con l’aggregato e l’acqua in proporzione variabile, serve a produrre le malte per gli intonaci, per gli stucchi, per le fondazioni di pavimenti a mosaico o ad
La calce ha avuto un larghissimo impiego nell’architettura romana della città di Milano e della Lombardia occidentale, ma in assenza di testimonianze dirette, quali cave o fornaci, si è ritenuto valido procedere per via analitica. L’obiettivo è l’identificazione delle fasi mineralogiche del legante usato negli intonaci provenienti dai siti archeologici, per individuare quale fosse la materia prima utilizzata in quel periodo e la sua provenienza.
La metodologia adottata per l’indagine è la diffrattometria ai raggi X (XRD), su campioni ridotti in polvere.
La regione Lombardia si estende su un vasto territorio compreso fra le Alpi (4049 metri di altezza al Pizzo Bernina) e la pianura alluvionale, a pochi metri sul livello del mare; la distanza media tra lo spartiacque alpino ed il corso del fiume Po è di 140 chilometri.
Il territorio può essere geologicamente suddiviso, da Nord a Sud, in tre fasce parallele. La prima coincide con la catena Alpina; dal punto di vista geologico si incontrano il Basamento scistoso comprendente rocce metamorfiche come gneiss, micascisti e marmi (sottoforma di lenti intercalate negli gneiss e nei micascisti), alcuni plutoni magmatici con rocce di tipo granitico (plutoni dei Laghi) o di tipo granodioritico e dioritico (plutone della val Màsino e plutone dell’Adamello) e affioramenti di rocce vulcaniche (porfidi e porfiriti del Varesotto e della Valle Camonica). La seconda fascia coincide con le Prealpi, denominate Alpi Calcaree Meridionali dal punto di vista geologico, comprendenti rocce carbonatiche del Mesozoico (calcari, calcari marnosi, dolomie), rocce detritiche del Terziario (arenarie e conglomerati) e del Quaternario (conglomerati); inoltre sono presenti depositi glaciali con massi erratici di natura magmatica o metamorfica provenienti dall’area alpina. La terza fascia coincide con la pianura Padana, ovvero la pianura alluvionale del Po e dei suoi affluenti; geologicamente si tratta di depositi sciolti di natura morenica e fluviale (Quaternario e attuale) a diversa granulometria (blocchi, ciottoli, ghiaie, sabbie, argille).
Da questo territorio provengono rocce che hanno fornito e che forniscono tuttora materiali da costruzione (blocchi grezzi, conci lavorati, pietre da taglio, lastre ecc.), alcuni dei quali utilizzati ininterrottamente fin dall’epoca romana: graniti di Baveno e di Montorfano, Ghiandone e Serizzo della Val Màsino, Tonalite dell’Adamello, Granofiro di Cuasso e Porfido di Bienno per quanto riguarda le Alpi; calcare nero dei laghi di Como e d’Iseo, dolomia di Angera, calcare di Viggiù e di Saltrio, calcare “Majolica”, arenaria di Sàrnico, Ceppo del Brembo, calcare dolomitico di Botticino (Prealpi), senza trascurare i marmi e le diverse pietre colorate (marmo di Candoglia, marmo di Musso, Macchiavecchia e Rosso di Arzo, Arabescato Orobico della val Brembana, alabastri della Val Seriana, Occhiadino della val Camonica ecc.) che tanta parte ebbero nell’architettura e nella decorazione del Barocco e del Rococò. I deposti sciolti sono stati cavati negli anfiteatri morenici oppure negli alvei dei fiumi ed hanno fornito blocchi e ciottoli per le murature, ghiaie e sabbie per gli aggregati delle malte e argille per la fabbricazione dei laterizi.
Una considerazione specifica riguarda la calce, cioè la materia prima del legante delle malte, ottenuta dalla cottura di rocce sedimentarie carbonatiche.
Sulla base dei lineamenti geologici, le formazioni calcaree e dolomitiche, adatte alla preparazione della calce, si trovano nella fascia prealpina. Lo sfruttamento ha interessato soprattutto le formazioni di natura dolomitica rispetto a quelle di natura calcarea. Sono infatti ben documentate le fornaci che utilizzavano, fino al 1950, gli affioramenti di roccia dolomitica del Triassico ubicati in diversi siti della sponda orientale del lago Maggiore da Angera a Luino ed in aree limitrofe (
All’ambito prealpino appartengono anche altri importanti siti di approvvigionamento: i depositi sciolti quaternari di tipo fluvio-glaciale del medio corso dell’Adda (
Sono stati considerati diversi trattati riguardanti l’architettura e le costruzioni in genere, pubblicati sia in epoca antica che in epoca medievale e moderna: sono rari quelli che riportano dettagli riguardo alla preparazione della calce.
Vincenzo Scamozzi, nel suo trattato incompiuto, fornisce una precisa testimonianza riguardo all’Italia settentrionale ed alla Lombardia. I principali siti sfruttati al principio del Seicento sono gli affioramenti dolomitici del lago Maggiore: “(…) le pietre ottime e migliori delle altre per far calcine sono (…) le pietre bianche di color vivo (…) e che hanno una grana marmorina come specialmente quelle del Ticino e di altri fiumi intorno al lago Maggiore (…)”. Inoltre, Scamozzi descrive i depositi sciolti del medio corso dell’Adda e di altri fiumi limitrofi: “In queste nostre parti dall’uscita delle valli per 12 e 15 miglia nella pianura (…) si ritrovano le pietre da far calcina (…) e molto più lungo l’Adda nel Ducato di Milano, (…)” (
In precedenza, alcuni Autori latini, come Plinio (
Sono stati esaminati campioni di malte romane provenienti da diversi siti archeologici milanesi (
Gli intonaci presentano di norma due strati sovrapposti: in quello inferiore alla calce è associato un aggregato composto da sabbie di natura quarzoso-silicatica; in quello superiore alla calce è associato un aggregato di natura carbonatica in genere frantumato artificialmente (cristalli di calcite, frammenti di rocce calcaree e/o dolomitiche). Le indagini diffrattometriche hanno messo in risalto, in entrambi gli strati, un dato particolarmente significativo: la presenza di magnesite nel legante. La magnesite (carbonato di magnesio), registrata alla scheda 8-479 dell’International Centre for Diffraction Data di Newtown Square (Philadelphia, Pennsylvania), testimonia con precisione l’uso di rocce dolomitiche per la preparazione della calce.
La tabella riporta i siti, la datazione, il numero dei campioni esaminati (
La magnesite è il risultato della carbonatazione dell’idrossido di magnesio (brucite) presente in una calce spenta ottenuta dalla cottura di una dolomia. La dolomia, composta da carbonato doppio di magnesio e calcio, se riscaldata ad una temperatura di circa 900°C produce ossido di magnesio (periclasio) ed ossido di calcio (calce viva), liberando biossido di carbonio. I successivi gradi del processo, l’idratazione e la carbonatazione, comportano quindi la formazione dei rispettivi idrossidi (brucite e portlandite) e in seguito (presa e indurimento) quella dei carbonati (magnesite e calcite).
Non sussistendo evidenze di cave o di fornaci per calce di epoca romana nel territorio lombardo, si ritiene che la calce magnesiaca utilizzata in quell’epoca provenga necessariamente dalla cottura di dolomie. Rocce di questo tipo affiorano, nella Lombardia occidentale, in alcune aree dove sono presenti cave e formaci medievali e moderne: si può quindi presumere che le cave di epoca romana fossero aperte negli stessi luoghi, sfruttando probabilmente anche i materiali sciolti.
Questa affermazione si basa su quanto osservato riguardo alle pietre da costruzione utilizzate nella Lombardia romana (
L’uso di calce magnesiaca ottenuta dalla cottura di dolomie è documentato nell’area lombarda dal XII al XIX secolo (
L’individuazione delle proprietà della calce magnesiaca non rientra nello scopo di questo studio. E’ tuttavia interessante annotare i pareri discordanti della trattatistica ottocentesca. Secondo Curioni la calce ottenuta dalla cottura delle dolomie “ha la proprietà di abbandonare, più facilmente di molte altre pietre da calce, l’acido carbonico e di fornire calci dette
La sponda orientale del lago Maggiore è interessata, sia nella parte settentrionale sia in quella meridionale, da modesti affioramenti di dolomie del Triassico adatti per la produzione della calce e ubicati in piccoli rilievi collinari, tuttavia ben evidenti nella geomorfologia della riva lacustre (
Indagini specifiche, condotte mediante spettrofotometria per fluorescenza ai raggi X (XRF) su calci preparate a partire dalle dolomie cavate sul lago Maggiore (Caldè, Ispra) e nei dintorni (Arcisate, Rasa, Brenno Useria), hanno confermato la presenza di ossido di magnesio (intorno al 20%) insieme con ossido di calcio (intorno al 30%) (
I corsi dei diversi fiumi che dalle Alpi scendono nella pianura Padana, in particolare quello dell’Adda tra Brivio e Trezzo, sono interessati da un accumulo di materiale detritico sciolto, riferito al trasporto operato dai ghiacciai quaternari e dai corsi d’acqua stessi (
Questo tipo di calce non sembra essere stato utilizzato negli intonaci romani finora esaminati: indagini mediante spettrofotometria per fluorescenza ai raggi X effettuate su alcuni campioni (Università Cattolica, via Correnti) non hanno infatti rilevato la presenza di Silicio nei leganti magnesiaci.
Le cave di pietra da calce del lago Maggiore erano ubicate a brevissima distanza dalla linea di costa, facilitando quindi il caricamento della materia prima su imbarcazioni che, attraverso una fitta rete di vie d’acqua tra Ticino e Po, raggiungevano anche località a grande distanza. Il materiale cavato e cotto sul corso nell’Adda era anch’esso distribuito attraverso le vie d’acqua connesse al corso del fiume stesso.
L’uso, in epoca romana, delle vie d’acqua dell’attuale territorio lombardo (
Infine, non potendo considerare eventuali motivi tecnologici che favorissero l’impiego della calce magnesiaca, è possibile ritenere che le dolomie fossero state scelte proprio per la facilità di distribuzione della materia prima ottenuta. Questa ipotesi è suggerita da Curioni: “(…) concorre a far preferire questa calce [magnesiaca] la facilità del suo trasporto per vie d’acqua, stante che i nostri laghi ne intercettano i potentissimi depositi” (
La composizione del legante utilizzato in epoca romana per la preparazione degli intonaci, provenienti da diversi siti archeologici milanesi, è stata ritenuta valida per l’identificazione della provenienza delle materie prime e dei luoghi di produzione della calce, in assenza di testimonianze dirette.
La presenza di magnesite (carbonato di magnesio) consente di affermare che la materia prima provenisse unicamente dalla cottura di dolomie (rocce sedimentarie di origine chimica costituite da carbonato doppio di Calcio e Magnesio) e che i relativi siti di cava fossero ubicati nelle formazioni dolomitiche del Triassico affioranti in vari punti della costa orientale del lago Maggiore. Come già verificato a proposito delle cave di pietre da costruzione, si ritiene molto probabile che i siti di cava delle materie prime utilizzate dai Romani per la preparazione della calce siano gli stessi sfruttati poi dal Medioevo fino all’epoca contemporanea.
Tra i motivi dell’uso esclusivo della dolomia, non potendo valutare i criteri tecnologici del tempo, è possibile ritenere che questa pietra fosse stata scelta per la produzione di calce in considerazione del facile collegamento fra gli affioramenti ed il resto della regione, attraverso il lago Maggiore e le vie d’acqua.